Riporto qui l'articolo pubblicato sulla testata giornalistica "L'Espresso":
Un’app nata da un progetto di ricerca del 2013 per prevenire l’effetto letale dei terremoti: l’ha realizzata un ricercatore in Statistica dell’Università di Bergamo, Francesco Finazzi e ha per nome Earthquake Network, “Rilevatore Terremoto” per gli utenti italiani. Un s.o.s sul cellulare qualche secondo prima di un sisma, può salvarti la vita.
"Se una rete di smartphone in un’area estesa inizia a rilevare movimenti nel medesimo istante, c’è un solo evento scatenante: il terremoto – ci spiega Finazzi -. Considerando che le onde di una scossa tellurica viaggiano intorno ai 5/6 km al secondo, la mia app allerta in anticipo la popolazione che non si trova vicinissimo all'epicentro: quest’ultima può farsi così trovare pronta all’appuntamento con le onde sismiche, e mettersi al riparo".
Earthquake Network/Rilevatore Terremoto ha già permesso di disvelare in tempo reale, sfruttando l’accelerometro di serie sugli smartphone, ben 290 terremoti. E più è consistente il numero di cellulari “di zona” connessi, maggiore sarà la precisione e l’improbabilità di un falso allarme.
“Ad oggi l’app (disponibile solo per Android) è stata scaricata più di un milione e duecentomila volte. Le nazioni con la maggiore quota di installazioni attive sono, nell’ordine, Ecuador, Cile, Italia, Messico, Colombia e Stati Uniti. Tutti posti fortemente sismici” ci dice ancora il ricercatore.
In pratica: non appena si riscontra un terremoto, viene istantaneamente spedito un allarme a tutti i telefonini forniti dell’applicazione, che consente anche di ricevere le notifiche sulle scosse dalle reti sismiche nazionali e internazionali quali Ingv, Usgs, Emsc e di scambiare messaggi con altre persone durante un’emergenza terremoto.
L’adoperano anche molte associazioni non governative per la sicurezza del territorio, per valutare subito l’entità potenziale dei danni. Alla base del progetto c’è il cosiddetto early warning. «Nella fattispecie, significa avvisare la gente del fatto che si sta verificando un terremoto proprio in quel momento. Poiché le onde si propagano con una certa velocità, è possibile allertare la parte della popolazione non ancora raggiunta da quelle più distruttive».
Nazione geneticamente sismica che vai, app-abitudine che trovi.
«I giapponesi, ma anche buona parte dei sudamericani, hanno una cultura completamente diversa nei confronti del terremoto. Per noi è un evento più o meno raro, che quando accade semina morte e distruzione. Per loro è un evento naturale con cui sono abituati a convivere. Parla chiaro l’approccio nei confronti della mia applicazione - racconta all’Espresso il ricercatore Francesco Finazzi -. Per esempio, i cileni e gli ecuadoregni l’installano e la tengono sul proprio smartphone senza mai più rimuoverla. Sono consapevoli del fatto che prima o poi scoppierà un altro sisma. In Italia, invece, le installazioni sono numerose nei giorni successivi a un terremoto, ma dopo poche settimane si tende a disinstallare. E così al rendez-vous col cataclisma successivo si giunge spiazzati come sempre».
Ma la sua app sarebbe stata efficace anche il 24 agosto, quando il centro Italia si è svegliato di soprassalto accorgendosi che Amatrice, Arquata e Pescara del Tronto erano state rase al suolo dall’irrequietezza segreta dell’Appennino? «La mia applicazione comincia ad essere efficace a distanza di circa 20/25 km dall’epicentro, dove il terremoto può comunque rivelarsi ancora distruttivo. E non si limita ad allertare la popolazione. Quando un sisma viene rilevato dalla rete di smartphone, l’app invia automaticamente un’e-mail (in futuro anche sms) con le proprie coordinate geografiche a una lista di contatti. In questo modo gli altri sapranno dove cercarti, anche se il terremoto è stato repentino e ti trovi sotto le macerie senza la possibilità di dare l’allarme».
La nostra è una penisola, per lunghi tratti, altamente sismica. Le aree a rischio le conosciamo tutti. La ristrutturazione delle abitazioni private e degli edifici pubblici resta la via maestra per impedire altre prevedibilissime catastrofi. Ma, conclude Finazzi, «L’informatica e l’early warning possono davvero mitigare gli effetti di un terremoto sulle persone, anche se non sulle cose».
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