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Prima di spirare, Steve Jobs guardando in alto ha esclamato "OH, WOW": il racconto della sorella

Sembra proprio che nel DNA dei genitori naturali di Steve Jobs ci fossero i geni del Talento. La sorella biologica di Steve Jobs, conosciuta all'età di 25 anni, è la ora 54enne Mona Simson. scrittrice di talento, che ha pubblicato l'elogio funebre per il fratello sul New York Times. Ha parlato, tra le altre cose, di vari momenti toccanti degli ultimi istanti di vita di Steve Jobs. Lui la chiamò martedì 4 ottobre, 24 ore prima di morire, dicendole di sbrigarsi a raggiungerlo a casa perchè aveva qualcosa di importante da dirle e temeva di non fare in tempo. Era consapevole che il suo ultimo viaggio era già iniziato, ed era pronto a questo: la morte, dice infatti la sorella, non lo ha "colto", bensì è stato lui a muoversi consapevole verso di lei, non lasciando nulla al caso come era solito in tutto. Pochi momenti prima di spirare ha guardato fisso negli occhi i propri figli, poi lo sguardo si è spostato in un altrove indefinito, verso l'alto e dietro di loro, e ha ripetuto per 3 volte "OH, WOW": non sapremo mai cos'abbia visto e a cosa fosse rivolta quell'ultima esclamazione... Possiamo solo immaginarlo. Riportiamo qui a seguire l'articolo del corriere.it che presenta alcuni stralci scritti dalla sorella naturale di Steve Jobs:



L’INCONTRO - «Anche come femminista ho sempre sperato di trovare un uomo da amare e che mi ricambiasse. Per decenni avevo pensato che quest’uomo sarebbe stato mio padre. Quando ho compiuto 25 anni l'ho incontrato - era mio fratello», dice Mona Simpson. Un avvocato l’aveva infatti chiamata dicendole di avere un ricco cliente che voleva incontrarla, conoscerla. Steve Jobs era infatti il fratello naturale di Mona; la madre - una giovane laureata e non sposata - aveva dato in adozione il bambino. Non le venne riferito subito il nome così Mona, assieme alle amiche, si divertiva a cercare di indovinare: «Il nostro candidato principale era John Travolta. Speravo in un discendente del letterario Henry James». Poi scoprì che si trattava di Steve Jobs e, quando lo vide per la prima volta, «lui portava i jeans ed era più bello di Omar Sharif».
L’UOMO STEVE JOBS - La scrittrice ed insegnante d'inglese all’Università della California racconta di quando si incamminarono per una lunga passeggiata: «Pensai, è qualcuno col quale posso veramente essere amica». Steve le spiegò che lavorava nel mondo dei computer e lei rispose che non ne aveva ancora comprato uno, ma che aveva in mente di acquistare un Cromemco. Steve rispose: «Hai fatto bene ad aspettare, perchè noi stiamo lavorando a qualcosa di follemente bello». «Il più alto valore non era la novità, ma la bellezza», aggiunge la sorella. Infatti, se gli piaceva una maglia, ne ordinava 10 o 100 uguali. «Possedeva tanti dolcevita nera che avrebbe potuto vestire tutti quelli presenti in chiesa al funerale». Jobs parlava spesso di amore, quasi «quanto una ragazza» e s’interessava pure della vita sentimentale dei suoi dipendenti. Il giorno in cui conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie chiamò la sorella e disse: «C’è questa bella donna ed è veramente intelligente, e poi ha questo cane. E io la sposerò». L'amore per i suoi figli? Infinito. «Nessuno dei presenti alla festa di laurea del figlio Reed dimenticherà mai la scena dove loro due iniziano lentamente a ballare».

LA MALATTIA - Mona Simpson descrive lo spirito del fratello come vivo e vivace anche durante la sua devastante malattia: «Così tanto era rimasto di lui, sebbene troppo gli fosse stato tolto». Dopo il trapianto di fegato ha dovuto ri-imparare a camminare: «Ogni giorno che passava faceva un passo in più». Sempre accanto, la moglie. «Laurene si inginocchiava davanti a lui, lo guardava negli occhi e gli diceva: ‘puoi farcela’». Pure mentre giaceva a letto in un ospedale, non smetteva di lavorare: disegnava un supporto per iPad per persone nelle sue condizioni, provava a migliorare il design dei monitor e delle apparecchiature ospedaliere. «Ha ripensato la struttura di quel comunissimo ospedale», rivela Mona. Nelle sue condizioni restava comunque quella persona esigente che tutti conoscevano: «Ha scelto personalmente tra 67 infermiere e aiutanti che si erano candidati per accudirlo. Alla fine sono rimasti solo in tre: Tracey, Arturo, Elham».

LA MORTE - «Quando se ne stava andando mi disse che gli dispiaceva tanto, soprattutto perchè non avremmo più potuto invecchiare insieme», dice la sorella che descrive il giorno della morte come carico di simboli di un'intera vita. «Mi chiamò martedì mattina dicendomi di sbrigarmi ad andare a Palo Alto: ‘Vorrei dirti alcune cose - mi disse - perché temo non ce la farai ad arrivare in tempo’». Il suo tono di voce, sottolinea la sorella, era quello di «uno consapevole che il suo bagaglio era già legato sul veicolo, consapevole che era già l'inizio del suo ultimo viaggio, ed era dispiaciuto, davvero profondamente dispiaciuto, di lasciarci». Mona Simpson arrivò a casa di Jobs nella tarda mattinata di martedì mentre il fratello scherzava con la moglie Laurene assopendosi di tanto in tanto. «Guardava negli occhi dei suoi figli e sembrava non riuscisse più a staccare lo sguardo da loro». Steve Jobs si stava però indebolendo sempre di più: «Mi pareva che contasse i suoi passi, cercando di andare - come succedeva con la carrozzella - sempre più lontano. Steve non è stato colto dalla morte, l'ha raggiunta».


LE ULTIME PAROLE - La descrizione degli ultimi istanti prima spirare, lo scorso 5 ottobre, sono toccanti: «Prima di partire definitivamente ha guardato sua sorella Patty, poi per lungo tempo i suoi figli, poi la compagna della vita, Laurene e poi dietro di loro, sopra le loro spalle, nel vuoto». Le ultime parole Steve Jobs le ha pronunciate ore prima di morire e le ha ripetute per tre volte di seguito: «Oh Wow, Oh Wow, Oh Wow».



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