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Ecco a Voi il primo disco "ufficialmente" realizzato con iPad

Si tratta del quarto album dei Gorillaz: non è certo la prima volta che si crea o compone musica grazie al Tablet di Apple, ma in questo si tratta di un vero e proprio album di una band non certo improvvisata. Vi riportiamo qui un racconto dettagliato dell'idea e di come è nato questo progetto, da un articolo pubblicato su "la Stampa":
Il nuovo lavoro dei Gorillaz è stato composto, suonato e registrato con il tablet Apple


Il quarto disco dei Gorillaz è uscito a Natale, ma nei negozi arriverà l’anno prossimo; per ora si può ascoltare in streaming sul sito della band o scaricare (bisogna essere iscritti al Fan Club ufficiale).
Elettronico e introspettivo, The Fall è una sorta di diario di viaggio nato in due mesi di tour, ma soprattutto è il primo album registrato, composto e suonato su iPad. Come nell’Ottocento i viaggiatori del Grand Tour non si separavano dai loro quaderni di appunti, così oggi Damon Albarn non si muove senza la tavoletta Apple, che usa per registrare suoni, prendere note, inventare schemi ritmici. Qui c'è un gustoso aneddoto da raccontare: anni fa Albarn, incuriosito dalla grafica retrò dei blocchetti per appunti in dotazione ai giornalisti de La Stampa, ce ne chiese alcuni, e poi, in un incontro successivo, spiegò di aver scritto i testi di The Good, The Bad And The Queen proprio su quelli. Deve aver terminato la scorta, immaginiamo.

Scrivere è un modo eccellente per sopportare meglio lo stress dei concerti: “Ho sempre passato le sere in albergo a guardare le pareti chiedendomi dove fossi – racconta – adesso ho scoperto che continuare a lavorare alle canzoni mi fa sentire meglio”. E infatti i brani di The Fall sono ispirati ai vari Stati americani attraversati dal tour, dall’iniziale Phoner to Arizona (di cui esiste anche un bel video diretto da Jamie Hewlett, l’altra metà dei Gorillaz), fino a Seattle Yodel, passando per Detroit, The Snake in Dallas, California & the slipping of the Sun. La produzione è più essenziale, meno stratificata rispetto all’ultimo Plastic Beach, uscito questa primavera. Anche gli ospiti sono più rari: solo Bobby Womack in Bobby in Phoenix e Paul Simonon e Mick Jones, che furono rispettivamente basso e chitarra nei Clash e con Albarn hanno già collaborato più volte.

The Fall è un disco vero, che rivela per i Gorillaz una nuova direzione, meno dance e più malinconica. I quindici brani che lo compongono, però, saranno forse ricordati come un passo avanti nella tecnologia più che nella storia del pop, a differenza di Clint Eastwood, Feel Good Inc. o Stylo. Questo perché oggi perfino gli apparecchi più avanzati e i computer musicali più evoluti adottano ancora interfacce basate su una tastiera, mentre con l’iPad basta un dito, non è necessario saper leggere le note o suonare come il pianista Lang Lang, che ha usato spesso il tablet Apple in concerto. Esistono infatti programmi che consentono di creare musica disegnando linee o figure geometriche, altri che convertono la voce in uno strumento, altri ancora che consentono di modificare i suoni come con un sintetizzatore: nel libretto, Albarn ne elenca una ventina. E’ anche possibile registrare tutto, con una qualità di poco inferiore a uno studio professionale. Ma il talento, la voglia di sperimentare, il gusto per il pop raffinato e intelligente di The Fall non si trovano in nessuna tavoletta




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