Ultimamente per Apple non è certo un bel periodo: non dal punto di vista delle entrate economiche e delle vendite, che sono alle stelle come sappiamo, ma dal punto di vista dell'immagine e della comunicazione dei propri messaggi "positivi" , che hanno subito un po' di scossoni, prima con la storia dei cali di ricezione sul nuovo iPhone, poi con il problema degli Hacker in iTunes, e ora con questa possibile direttiva dell'Unione Europea, secondo la quale è necessario adottare ogni misura per favorire l'interoperabilità degli standard nella comunicazione e tecnologia digitale: per questo la Apple potrebbe essere costretta ad abilitare il FLASH PLAYER
(finora negato per motivi tecnici) sui dispositivi mobili come iPhone e iPad. Qui a seguire un brano tratto dal testo originale della notizia diffusa su laStampa.it... Un’iniziativa dell’Ue chiamata Digital Agenda, che potrebbe costringere l’azienda di Cupertino a rivedere le sue politiche di chiusura verso l’esterno. All’interno del documento, figura infatti un paragrafo che riguarda la questione dell’interoperabilità che tocca da vicino l’azienda di Jobs. “Dato che non tutte le tecnologie diffusive sono basate su standard – afferma la Commissione - c'è il rischio, in questi settori, di perdere i vantaggi dell'interoperabilità. La Commissione esaminerà la fattibilità di misure che potrebbero portare attori economici importanti a concedere licenze relative alle informazioni sull'interoperabilità promuovendo nel contempo l'innovazione e la competitività”. Naturalmente, questo passaggio riguarda tutti gli operatori Ict di un certo peso, ma uno dei casi che viene subito alla mente è quello di Apple, che non solo si rifiuta di ammettere la tecnologia Adobe sui suoi dispositivi, ma impedisce la sincronizzazione degli smartphone basati su Android, dei lettori Palm e di altri player Mp3 concorrenti all’iPod, con iTunes. Un comportamento che da tempo viene stigmatizzato da parecchi Stati europei, fra i quali Regno Unito e Norvegia. Una mossa della Commissione Europea, avrebbe però tutt’altro peso; la Ue fa sul serio, come ben sa Microsoft, bersagliata a più riprese da sanzioni milionarie e fra le “misure” previste dalla Digital Agenda è possibile che ci siano anche delle sanzioni per comportamenti ostruzionistici delle compagnie.La Digital Agenda vuole stabilire dei principi affinché la rivoluzione digitale possa trovare pieno compimento in Europa entro il 2020. La filosofia di fondo che la ispira è semplice e perfettamente in linea con lo spirito della Rete: è solo attraverso la condivisione e lo scambio che le idee fioriscono e la conoscenza aumenta: chi pone barriere, tecniche o economiche, va combattuto. E nel paragrafo sopracitato, relativo all’interoperabilità degli standard, figura un’importante distinguo: a differenza di quanto accade in un normale procedimento antitrust, non si parla di aziende con una posizione “dominante”, (condizione che può essere molto difficile da dimostrare, tranne che per Google e Microsoft), ma soltanto di “attori economici importanti”.
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